A cura di Antonino Gulino
Il mestiere di reporter, del giornalista che indaga e scopre verità nascoste, ci affascina ma oggi vorrei parlare di uno specifico reporter più vicino al nostro lavoro, il gene reporter. I geni reporter sono geni utilizzati per “riportare” notizie relative ad un altro gene o all’attività del suo promotore. Il gene reporter è introdotto nel microrganismo in esame con l’ausilio di un vettore, solitamente un plasmide, dove produce una proteina o un enzima facilmente rilevabile in quanto determina fluorescenza o una specifica colorazione. Un esempio di proteina prodotta da un gene reporter è la Green Fluorescent Protein scoperta nel 1962 in una medusa la Acquarea victoria che vive lungo le coste del Pacifico, essa è facilmente individuabile in quanto è in grado di emettere luce di colore verde se colpita da radiazione a specifica lunghezza d’onda. Un esempio di enzima espresso da un gene reporter è la Luciferasi della lucciola, esso è in grado di catalizzare la produzione di luce a partire dall’ossidazione della proteina luciferina in presenza di ATP, ossigeno e ioni di Magnesio. Negli ultimi anni, l’uso di geni reporter ha contribuito in modo significativo allo studio dei virus. Lo scorso anno un gruppo di ricercatori del Department of Microbiology and Immunology, University of Rochester, Rochester, New York ha pubblicato (J Virol. 2019 May) un interessante studio per monitorare le infezioni virali influenzali in vivo e in vitro utilizzando un bi-reporter ricombinante (BIRFLU) che esprime sia proteine fluorescenti che luciferasi. Questa tecnica fornisce ai ricercatori l’opportunità di studiare le interazioni virus-ospite e le dinamiche delle infezioni virali. Inoltre, la possibilità di modificare geneticamente il genoma virale per esprimere geni estranei provenienti da diversi segmenti virali apre opportunità di utilizzo di questo approccio per lo sviluppo di nuovi vaccini e per identificare nuovi farmaci antivirali. Ma i geni reporter giocano un ruolo importante non solo in biologia ma anche in ambiti diversi, quali lo studio della qualità dell’ambiente in cui viviamo. A questo scopo sono stati individuati dei bioindicatori transgenici, ovvero microrganismi in cui sono stati inseriti degli specifici geni reporter sensibili alle variazioni di alcuni contaminanti ambientali, come l’arsenico o il cadmio. Questi geni quando vengono in contatto con queste sostanze esprimono una particolare proteina facilmente evidenziabile come la Green Fluorescent Protein . Un ulteriore uso di estrema attualità è nella diagnostica del Covid-19. All’inizio della pandemia, la Food and Drug Administration (FDA) aveva approvato un test basato sulla reazione a catena della polimerasi, oggi i test diagnostici sviluppati sono molti di più e sono basati su metodiche diverse. In particolare, uno dei più promettente per la diagnosi molecolare di CoV-2 è rappresentato dalla piattaforma CARMEN (Combinatorial Arrayed Reactions for Multiplexed Evaluation of Nucleic acid) i basato sulla tecnologia CRISPR/Cas, che utilizza la Cas13 e un RNA reporter fluorescente necessario per rilevare l’RNA virale bersaglio. Molti ancora sono gli impieghi in biologia molecolare di questi geni, ma voglio chiudere questo mio breve articolo con una frase di Leo Longanesi “Il bravo giornalista è quello che racconta bene le cose che non sa”, ecco il gene reporter fa lo stesso mestiere ci racconta cose che non sa ma che sono indispensabili per il ricercatore che li impiega.