Via Parigi, 11 - 00185 ROMA

DAGLI APPENNINI AGLI APPALACHI Il calo delle vaccinazioni in epoca COVID-19

A cura di Giorgio Conforti, Area Vaccini e Vaccinazioni FIMP

 Prendo a prestito il celeberrimo racconto di De Amicis e ovviamente ne adatto il titolo alla missio che da qualche lustro FIMP ha fatto propria (fra le altre) per parlarci di un effetto grave “da COVID” (o “per” COVID?) e cioè il calo delle coperture vaccinali.

Vuoi per la paura del contagio specie frequentando ambienti sanitari, vuoi perché l’attenzione mediatica era tutta rivolta ai danni da COVID, vuoi perché effettivamente gli operatori sanitari erano implicati nel “tamponare”, tracciare e terapeutizzare malati e non, fatto sta che bambini a vaccinarsi sono andati in pochi.

Riporto la figura tratta dal MMWR del 15 maggio u.s. dove i CDC di Atlanta (non lontanissimi dalla catena degli Appalachi, da qui parte dell’arcano del titolo) segnalano il crollo delle coperture per morbillo e altre vaccinazioni pediatriche secondo i registri americani a partire in particolare dal 13 marzo u.s., giorno della dichiarazione dello stato di emergenza da parte delle autorità, fino al mese successivo.

Il crollo “drammatico” è solo successivamente mitigato dal recupero del trend al ribasso limitato però alla fascia di età 2-24 mesi, quasi nullo quello relativo alle età successive.

Altre segnalazioni si sono succedute sulla letteratura scientifica mettendo in apprensione le istituzioni sanitarie internazionali.

Anche in Italia non poche regioni hanno segnalato queste difficoltà: riporto una figura presentata dal prof Paolo Bonanni a un convegno (virtuale ovviamente) della Fondazione Ambrosetti cui ho partecipato da discente interessato e che riassume efficacemente lo “stato dell’arte” (brutta “arte”) dello switch regionale che ha subito l’igiene pubblica italiana nelle sue competenze di prevenzione per passare alla dura lotta al tracciamento del COVID.

Devo aggiungere da ligure, che come FIMP a maggio abbiamo organizzato un webinar dove sono stati presentati i dati preliminari delle coperture vaccinali di due ASL dove si dimostra che COVID ha fatto più danni dei novax di recente memoria con cali vistosi di mezza dozzina di punti percentuali per i setting più virtuosi.

Direte a questo punto che siamo in tema da libro Cuore, in fatto di depressione e sconforto.

Già, ma gli Appennini cosa c’entrano in questa peregrinazione fra dati americani e nostrani?

C’entrano eccome: per risollevarci lo spirito e nutrire speranze di successo racconto quanto si è verificato nel mese di maggio in un sorridente paesino dell’entroterra genovese, adagiato fra i boscosi montrucoli del nostro Appennino, del resto ricordo per inciso che Edmondo De Amicis è ligure purosangue, e quindi “tutto torna”

Il collega pdf della cittadina (e di non solo quella stante l’esiguità dei nati comunque non pochissimi) svolge l’ambulatorio nella struttura pubblica messa a disposizione dalle istituzioni sanitarie locali, guarda caso adiacentissimo alla stanza dove in un frigorifero perfettamente a norma, giacevano inutilizzati i vaccini programmati per la popolazione pediatrica del paese.

Dico inutilizzati perché “PER COVID o DA COVID” le sedute dell’igiene pubblica erano state sospese a tempo indeterminato.

Siccome è notorio che a noi liguri non piace gettare nulla, che le decine di bambini del paese per espletare le raccomandazioni a stare in salute rispetto a malattie prevenibili da vaccino avrebbero dovute essere trasportati in città distante 30 km di “anda” e altrettanti di “rianda” per dipiù grazie alla formidabile ed efficientissima rete autostradale che tutto il mondo ci invidia,ecco che al collega viene in mente una proposta rivoluzionaria.

“Non potrei avere l’autorizzazione da parte della ASL ad accedere al frigorifero e al suo prezioso contenuto, praticando io le vaccinazioni almeno ai miei pazienti?”

Siamo in Italia e ottenere delle “autorizzazioni” (a costo zero, anzi a risparmio certo) non è impresa banale, al che il collega ha pensato bene di coinvolgere nella intemerata i quadri FIMP provinciali i quali, avendo esperienza di decennali contatti, non sempre andati a buon fine, con i responsabili della ASL dopo reiterati tentativi hanno ottenuto il famigerato placet di accesso ai contenuti del frigorifero aziendale.

Autorizzato? Presto fatto.

I risultati? In un mese di attività vaccinale il collega ha effettuato 135 sedute vaccinali che definiremmo “a kilometro zero” con la soddisfazione di tutti, genitori in primis che ormai vacillavano all’idea di dover pagare pedaggio (nel vero senso della parola) per effettuare le agognate vaccinazioni.

Tutti, ma proprio tutti soddisfatti? Forse no, perché i pargoli già speravano di veder salvaguardati “PER COVID” i loro deltoidi.

  1. Mi scuseranno i colleghi toscani i quali notoriamente vaccinano da tempo presso i propri studi, a loro questa news poco scientifica ma tanto vera e aderente alla realtà sembrerà quasi preistorica. Ma così va la vita, a piccoli passi anche se per una volta dall’Appennino giungono buone notizie fino agli Appalachi.

Lascia un commento