CIRCONCISIONE
Nonostante l’abbondanza di ricerche storiche, antropologiche ed esegetiche è ancora difficile conoscere con certezza quale sia l’origine della circoncisione. Di certo non si tratta di una prassi sorta in seno al popolo ebraico che (al pari di molti altri usi rituali) la assunse dai popoli vicini. Ma questo sposta solo in un più vasto raggio temporo- spaziale il problema. Erodoto afferma che gli ebrei appresero dagli egiziani tale pratica ma, a parte la sua non costante affidabilità di storico, il reperimento di mummie incirconcise rende discutibile questa affermazione, perlomeno se riferita a una prassi diffusa a tutta la popolazione (Cornfeld, 1981). Inoltre la presenza di tale rito presso i popoli di aree geografiche e culturali assai lontane da quella ebraica (come, ad esempio, quelli del Messico precolombiano) crea ulteriori difficoltà a identificarne l’origine. Lo si riscontra, infatti, presso i Fenici, gli Arabi, gli Aztechi, i Maya, gli aborigeni australiani, i Malesi del Borneo, alcuni indiani d’America, gli abitanti delle isole Fiji, Samoa e Caraibi (Bolande, 1969).
Altrettanto variegato è il panorama di ipotesi relativo al significato del rito. La classica interpretazione religiosa attribuitavi da Israele è riconducibile, forse, all’uso di “marchiare” il nemico asportandogli una parte corporea potendo così evidenziare davanti a tutti il suo stato di sottomissione. All’ambitomitico si può far risalire l’interpretazione che vede in questa pratica una sorta di “sostituto simbolico” della castrazione che veniva spesso pratica quale rito propiziatorio di divinità femminili (Ishtar, Cibele, ecc.). Sempre in quest’ambito si trova un’intepretazione che la collega a un rito prenuziale di cui rimane traccia nel difficile passo di Es 4, 24-26 in cui
Sefora dopo aver tagliato il prepuzio del figlio tocca con questo i genitali di Mosè (simulandone, così la circoncisione) e lo chiama “sposo di sangue”.
Poi quella antropologico-culturale per cui tale pratica (al pari del battesimo cristiano) rientra tra quei “riti della nascita” attestanti l’avvenuto ingresso del neonato nella comunità degli uomini e quindi l’appartenza ad essa (Van der Leew, 1975). In tal senso alla circoncisione sono assimilabili altre pratiche quali la clitoridectomia, l’infibulazione (consistente nella scarificazione e conseguente aderenza cicatriziale dei genitali esterni femminili), l’exodontia, l’amputazione di dita. Tali gesti, assolutamente brutali e ripugnanti alla coscienza occidentale acquistano in realtà il significato di una vera e propria “chirurgia rituale”.
Particolare rilievo è stato dato poi all’interpretazione psicanalitica sostenuta da Freud che identifica nella circoncisione una sorta di “punizione paterna” per gelosia e timore di un figlio, ancestrale “concorrente” nella conquista della donna (Ib). Questa sorta di affermazione di supremazia maschile che affonda le sue radici in un passato tribale di cui sarebbe quasi una “reliquia” stratificata simbolicamente nella psicologia del profondo trova stranamente un’eco di antiche intepretazioni rabbiniche. Queste, identificando Infine quella psicanalitica (suffragata peraltro da antiche interpretazioni rabbiniche) identificanti nell’atto una forma di “virilizzazione” data la simbologia femminile che acquista la “guaina” del prepuzio dalla quale il glande viene così ad emergere (Fuchs, 1979).
Secondo la Mishnah l’atto rituale della circoncisione deve avvenire di sabato e constare di quattro fasi (Preuss, 1978). La prima consiste nell’asportazione del prepuzio (milah); la seconda nell’asportazione della membrana prepuziale che ancora ricopre la corona del glande (periyah); tale procedura che viene ricondotta a un’interpretazione rabbinica di Gs 5,3 si fa risalire al tempo dei Maccabei per evitare il gesto di quegli ebrei che nelle palestre “cancellarono i segni della circoncisione” (1 Mac 1,15) con un intervento di chirurgia plastica ante litteram. La terza fase consiste nell’apposizione orale di vino (metzitzah) sulla ferita e ha significato più medico che rituale essendo finalizzata all’emostasi e forse anche alla disinfezione. Così pure la la quarta ed ultima nell’applicazione di un bendaggio (ispelanith).
Il neonato va circonciso solo quand’è in buona salute usando qualsiasi strumento tagliente (dalla selce smussata dei tempi biblici agli odierni strumenti con lama ad affilatura bilaterale). E’ molto interessante notare che “se due bambini della stessa madre o un bambino di ciascuna di due sorelle muore in conseguenza della circoncisione, non si deve circoncidere un terzo figlio” (Ib.). Si tratta quasi certamente di una delle prime, sia pur indirette, osservazioni relative all’emofilia o in ogni caso a una coagulopatia.
Nel mondo islamico, quello della circoncisione dei figli maschi, che in Magreb viene chiamato tuhur, è ben più di un semplice rito o di una tradizione: è un aspetto veramente essenziale della fede ed è una condizione importante dell’essere musulmano. Si può affermare che la circoncisione è paragonabile al Battesimo cristiano, quindi un sacramento fondamentale per i credenti.
Una certa scuola di pensiero si è orientata, negli Stati Uniti ad eseguire la circoncisione alla nascita a tutti i neonati come misura igienica e di profilassi.
La circoncisione avrebbe infatti una funzione preventiva per le malattia sessualmente trasmesse.
Il Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB) già nel settembre 1998 ha licenziato un parere in merito ai profili bioetici della circoncisione (La circoncisione: Profili bioetici). In tale documento e’ stato evidenziato come l’accettazione del carattere multietnico dell’attuale societa’ italiana implica una profonda e doverosa attenzione nei confronti di tutti gli aspetti religiosi e culturali specifici di ciascun popolo. Le singole culture religiose e i singoli gruppi etnici debbono tuttavia rispettare i valori e le norme che regolano la vita della societa’ che li ospita o che li ha integrati, e in particolare quelli espressamente indicati nel testo della Costituzione Italiana. Ne consegue, prosegue la nota della Consulta Nazionale di Bioetica, anche che gli atti di disposizione del proprio corpo che non abbiano finalita’ terapeutiche e profilattiche e che comunque producano una invalidita’ permanente non hanno in generale alcuna legittimazione bioetica. Il CNB ha dunque ritenuto che la circoncisione femminile sia illecita sotto il profilo etico e giuridico. Di contro, per le sue specifiche caratteristiche terapeutiche o profilattiche, e’ da considerarsi lecita la circoncisione maschile. Il Comitato infine ha raccomandato che, in quanto atto di natura medica, perche’produttivo di modificazione anatomo-funzionale dell’organismo, quello della circoncisione debba venir praticato nel pieno rispetto di tutte le usuali norme di igiene e asepsi e che esso venga posta in essere da un medico. Alcuni membri dell’allora Cnb hanno ritenuto potersi praticare la circoncisone rituale su neonati, considerata in genere l’elementarita’ dell’intervento, anche da ministri di culto a cio’ preposti, purche’ di adeguata e riconosciuta competenza. E’ comunque ribadita la responsabilita’ di chi pratica la circoncisione di garantire personalmente la continuita’ dell’assistenza eventualmente necessaria dopo l’intervento o di fornire comunque indicazioni esaurienti e non equivoche perche’ tale assistenza possa essere efficacemente prestata.
Considerazioni finali
Alla luce delle morti ricorrenti di bambini sottoposti a “circoncisione
clandestina,” pratica che si svolge senza analgesia e senza i necessari accorgimenti medico chirurgici, si rende necessario che questi piccoli vengano sottoposti a circoncisione in ambiente ospedaliero con tutte le tutele sanitarie possibili. Come abbiamo visto non esistono remore dal punto di vista etico. L’unico problema potrebbe porsi per l’equa allocazione delle risorse economiche in sanità, e se quindi inserire la circoncisione rituale fra i LEA. Un possibilità potrebbe essere il pagamento di un ticket il più basso possibile perché queste famiglie possano essere in grado di affrontare la spesa.
BIBLIOGRAFIA
- CORNFELD (a cura di), Circoncisione in: “Enciclopedia Biblica”, Marietti, Torino 1981, 243-244
- FUCHS, Desiderio e Tenerezza, Claudiana, Torino 1979, 41-12
- PREUSS, Biblical and Talmudic Medicine (Ed. F. Rosner), Hebrew Publishing Company, New York 1978, 242
- VAN DER LEEUW, Fenomenologia della Religione, Boringhieri, Torino 1975, 153
- WIENER, Circoncision in “Voc. de Theol. Bibl.”, Paris 1967, 134-136
A cura di Milena Lo Giudice, coordinatrice nazionale Area Etico Sociale FIMP