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INDAGINE NAZIONALE SUL MALTRATTAMENTO DEI BAMBINI E DEGLI ADOLESCENTI IN ITALIA

Indagine nazionale sul maltrattamento dei bambini e degli adolescenti in Italia
PREMESSA
Vincenzo Spadafora

Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza

Ho fortemente voluto questo lavoro di ricerca per misurare e analizzare, fino in fondo, la portata del maltrattamento e della violen- za su bambini e adolescenti.

Il risultato mi investe con una realtà con la quale mi misuro ogni settimana, direi purtroppo quasi ogni giorno, per i fatti di cronaca e per le molte segnalazioni che riceviamo dai singoli e dalle asso-

ciazioni. È insomma una realtà che ben conosco, eppure la lettura delle violenze e dei maltrattamenti subi- ti dai minorenni, chiusi in numeri senza appello e senza possibili interpretazioni, mi pone quesiti antichi e riflessioni dure.

Vorrei condividere con quanti stanno lavorando per arginare questo fenomeno le mie riflessioni più immediate scaturite da quanto emerge da questa ricerca.

Primo, i danni. Segni profondi, vissuti incancellabili, sanabili nella misura in cui si lavora e ci si impegna ad aiutare i minorenni vittima di maltrattamenti. E qui torniamo ad uno dei temi cari all’Authority: l’ascolto. Spesso la soglia di attenzione verso gli under 18 è limitata, viziata da pregiudizi («sono vuoti, sono apatici, non seguono…»), mentre dovremmo sempre ascoltare i ragazzi, alzare il livello dell’attenzione invece che l’ansia di controllo. Quante volte si sarebbero potuti evitare orrori più grandi se solo avessimo ascoltato di più quella ragazza, letto i segnali di sofferenza di quella bambina, preso sul serio quel ragazzino…

Secondo, che la violenza come la povertà, spesso si eredita, lo dimostrano le tante storie che i ragazzi mi hanno raccontato in questi mesi girando l’Italia, storie che di frequente replicano quella di uno dei genitori (la donna nata in prigione che ora è in prigione con la figlia piccola; il sedicenne recluso per reati di camorra, gli stessi del padre…). La violenza è cioè quasi sempre una lingua che si impara da piccoli, è un «lessico famigliare», comune alle diverse classi sociali, oppure è una risposta ad un contesto sociale degradato. In presenza di uno Stato attento, uno Stato che fa lo Stato con poli- tiche di sostegno e recupero, con una scuola capace di forgiare, quel «lessico famigliare» trova un anta- gonista in un sistema di valori e di solidarietà: e con ogni probabilità si stempera fino a scomparire, fino a tradursi in un nuovo linguaggio.

Terzo, se viene violato il rappor- to di fiducia primario, quello fra genitore e figlio, tra la cerchia dei parenti, degli amici più intimi e il minorenne: come si può pensare che un bambino o una ragazza possa credere in qualcosa? I geni- tori, gli adulti di riferimento sono il nostro primo e più importante tramite col mondo, di lì passa non solo l’equilibrio personale, ma anche il rapporto con l’esterno. Se in famiglia scorre violenza, sarà difficile per un minorenne riuscire ad avere una normale relazione con il «fuori», non solo per il danno subìto (e per i sensi di colpa e la vergogna che, come sappiamo, spesso accompagnano la vittima), ma perché il mondo fuori non può essere che cattivo visto che il mon- do “dentro” lo è già stato.

Quarto e ultimo: il terreno di coltura. Nessuno di noi è un’isola come ci ricordava Aristotele, siamo immersi in una società, siamo condizionati da ciò che ci circonda e dalla cultura del periodo, siamo collegati l’uno all’altra. E allora, mi viene da domandarmi se non si stia alimentando una cultura della violenza “normalizzata” (leggi vi- deogiochi, serie tv, film, ecc.) e del sessismo esasperato, con la merci- ficazione dei corpi, considerati dei veri e propri «oggetti». Non solo: una cultura che certifica che tutti sono liberi di prendersi ciò che vogliono pur di appagare i propri desideri. Anche quando ciò che vogliono danneggia un adolescente o un bambino.

Avere dati affidabili e comparabili negli anni è solo il primo passo, occorre poi lavorare, come stiamo cercando di fare insieme ai tanti soggetti attivi in questo ambito, per rendere più efficaci i nostri inter- venti. A partire proprio dalla pro- mozione di una cultura fondata sui diritti umani, sul senso profondo della collettività e della solidarietà. Se non si terranno presenti questi aspetti, ci ritroveremo a breve travolti e segnati dai numeri affilati dei maltrattamenti, delle violenze a danno dei minorenni. Ma noi faremo di tutto, perché ciò non succeda

Linda Laura Sabbadini

Istituto Nazionale di Statistica

Il lavoro svolto dall’Autorità Ga- rante per l’Infanzia e l’Adolescenza nella conoscenza del fenomeno e nel monitoraggio del maltrat- tamento minorile si è rivelato di particolare importanza e costitui- sce una prima tappa significativa nel tentativo di riempire un vuoto informativo. L’ISTAT ha fornito supporto nella definizione del dise- gno di indagine.

Come più volte raccomandato, in- fatti, dalle organizzazioni interna- zionali, è essenziale sviluppare un sistema di informazioni e monito- raggio del maltrattamento dell’in- fanzia per disegnare e adottare politiche efficaci per la soluzione e prevenzione dei problemi dei minorenni, nonché per il moni- toraggio della protezione stessa dell’utenza presa in carico.

In tal senso, l’indagine sul maltrat- tamento dei bambini e degli ado- lescenti in Italia rappresenta una prima sperimentazione di rilievo che permette di iniziare a definire i contorni del disagio sociale. Rile- vazioni di questo tipo necessitano tuttavia di un investimento ancora più ampio che permetta di garanti- re la periodicità dell’informazione e soprattutto la sua completezza.

In futuro sarà fondamentale realiz- zare un approccio più comprensivo alla conoscenza del fenomeno, che preveda come prima fase il censimento delle fonti inerenti al maltrattamento dei minorenni, cito come esempio l’indagine sulla violenza contro le donne dell’ISTAT che raccoglie alcune informazioni sulla violenza sessuale vissuta pri- ma dei 16 anni o la violenza fisica subita da parte dei genitori, o le fonti giudiziarie che, anche se limi- tatamente al fenomeno di violenza conclamata, offrono il quadro delle vittime e degli autori di reato mino- renni.

Altresì importante la ricognizione delle tante esperienze territo- riali e associative sul territorio, che sebbene non forniscano dati omogenei, sono testimonianza di una ricchezza conoscitiva e di una elevata sensibilità. Da questa prima analisi dovrebbe derivare l’identificazione dei gap conoscitivi e l’individuazione delle possibili strategie per colmarli, al fine di disegnare strumenti utili e standar- dizzati sul territorio nazionale.

Essenziale anche l’attenzione alle fasce più vulnerabili dei minoren- ni, ad esempio le vittime di sfrut- tamento economico, i rifugiati e i richiedenti asilo, i rom o i minoren- ni in situazioni di gravi limitazioni fisiche o psichiche.

Si ringrazia l’Autorità Garante per il prezioso lavoro svolto che rap- presenterà un tassello fondamenta- le nel processo di definizione di un sistema di informazioni adeguate utili per le politiche.

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